Dal punto di vista strategico, per cambiare una situazione problematica, non è necessario indagare sui “perché” e svelare le cause originarie che l’hanno prodotta, aspetto su cui non si avrebbe nessuna possibilità di intervento, ma risulta più utile lavorare su “come” il problema funziona nel presente e su quali strategie siano più adatte a creare una soluzione efficace e duratura. Obiettivo ultimo dell’intervento terapeutico è lo “sblocco” del punto di osservazione del soggetto dalla sua posizione originaria rigida e disfunzionale ad una prospettiva più elastica, funzionale e con maggiori possibilità di scelta. Per fare ciò, fin dal primo incontro con il paziente, la terapia è orientata al cambiamento, e utilizza una tecnica evoluta di diagnosi-intervento.
Tra una seduta e l’altra vengono date al paziente indicazioni terapeutiche e specifici compiti da mettere in pratica, che servono sia come “palloni sonda” per comprendere il problema secondo la logica del “conoscere il problema attraverso la sua soluzione”, sia per iniziare a lavorare concretamente sul problema stesso.
Pur non essendo definibile a priori il numero di incontri necessari, un percorso di terapia breve strategica prevede di norma una decina di incontri (i primi a distanza di 10/15 giorni) e i successivi sempre più distanziati nel tempo per rafforzare l’autonomia e le risorse della persona.